L'astronomia è una scienza antica, qualcuno dice che sia stata la prima scienza.
Ha avuto un passato “mitico” in cui gli uomini osservando il cielo e gli astri costruirono un cifrario che desse conto dei fenomeni astronomici: la posizione di determinati pianeti rispetto alla Terra, la loro posizione reciproca nel cielo, la descrizione della genesi e della struttura dell'universo.
Questo cifrario è rappresentato dai miti che ogni cultura si è creata, miti che hanno permesso la costruzione di coordinate spaziali e temporali per poter ragionare sul mondo, per poter intraprendere rotte su mari insidiosi, per poter calcolare il tempo dei lavori agricoli, per poter misurare ciò che non sembrava misurabile. Le grandi epopee mitiche non sono quindi solo splendidi racconti di eroi, dei, mostri ma sono la scienza di quei primitivi che, lungi dall'essere “in-fantili”, hanno cercato di inventare un codice per parlare dei fenomeni che osservavano, un codice prima dell'avvento di una matematica strutturata e di un linguaggio scritto.
Era un linguaggio fatto di immagini, di narrazioni, di avvenimenti: poteva essere tramandato oralmente anche passando dalla bocca di chi non era esperto, perchè una storia tutti la ricordano, ma solo per gli iniziati il suo significato è palese. E così gli eroi (le stelle mobili, cioè i pianeti) si muovevano tra le costellazioni, davano loro la vita e la vista (mito di Orione), compivano gesta epiche (Ercole e le 12 costellazioni dello zodiaco), davano conto del tempo.
Tempi lunari, tempi solari, tempi più lunghi (congiunzioni di pianeti), ere (precessione degli equinozi) : tutto veniva contemplato nelle antiche narrazioni che questi uomini ci hanno lasciato. Oggi noi non capiamo più il loro linguaggio, per noi i loro racconti sono storie pittoresche e basta. Già nel 500 a . C. si usa per l'astronomia un nuovo linguaggio tecnico:quello dei numeri e della matematica.
Nessun commento:
Posta un commento