EDOUARD MANET alla Sperelliana
UNIVERSITA' DELLA TERZA ETA' CITTA' DI GUBBIO
Mercoledì 14 ottobre 2015 grande interesse presso l'ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana per la lezione della Prof.ssa Nadia Spogli che ha iniziato il ciclo di conferenze sui "Grandi della Pittura" illustrando le opere di Edouard Manet.
Considerato il precursore della pittura impressionista per aver portato la luce del Sole nei toni scuri dei quadri del suo tempo, si dimostra tuttavia anche pittore fedele alla tradizione dei grandi maestri del passato, per i quali il colore è il vero protagonista.
Innovatore e tradizionalista, Manet ha ritratto la vita parigina con un’audace e originale tecnica, dando vita a una rivoluzione artistica che non fu subito compresa.
Per le opere cliccare il link: https://www.google.it/search?q=monet&biw=1266&bih=822&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0CAYQ_AUoAWoVChMIlYf8wtrHyAIVgV0sCh1j4Qgk#tbm=isch&q=manet
BIOGRAFIA
Édouard
Manet (Parigi 1832-1883), nato in una famiglia borghese, dopo gli studi
classici si arruolò in Marina. Respinto agli esami, decise di iniziare la
carriera artistica. Dal 1850 al 1856 studiò presso il pittore accademico
Couture, pur non condividendone gli insegnamenti. Viaggiò molto in Italia,
Olanda, Germania, Austria, studiando soprattutto i pittori che avevano scelto
il linguaggio tonale quali Giorgione, Tiziano, gli olandesi del Seicento, Goya
e Velazquez.
Notevole
influenza ebbe sulla definizione del suo stile anche la conoscenza delle stampe
giapponesi. Nell’arte giapponese, infatti, il problema della simulazione
tridimensionale viene quasi sempre ignorato, risolvendo la figurazione solo con
la linea di contorno sul piano bidimensionale.
Manet è
stato un pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche. Egli voleva
giungere al rinnovamento della pittura operando all’interno delle istituzioni
accademiche. E, per questo motivo, egli, pur essendo il primo dei pittori
moderni, non espose mai con gli altri pittori impressionisti. Rimase sempre su
posizione individuale e solitaria anche quando i suoi quadri non furono più
accettati dalla giuria del Salon.
Le sue prime
opere non ebbero problemi ad essere accettate. La rottura con la critica
avvenne solo dopo il 1863, quando Manet propose il quadro «La colazione
sull’erba». In questa tela sono già evidenti i germi dell’impressionismo. Manet
aveva abbandonato del tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della
prospettiva per proporre un quadro realizzato con macchie di colori puri e
stesi uniformemente. In esso, tuttavia, l’occhio riesce a cogliere una
simulazione spaziale precisa se osservato ad una distanza non ravvicinata.
Nello stesso
anno realizzò l’«Olympia». Come «La colazione sull’erba», anche questo deriva
da un soggetto tratto da Tiziano. Da questo momento, infatti, molte delle opere
più famose di Manet derivano da soggetti di pittori del passato, quasi a
rendere omaggio a quei pittori tonali a cui lui aveva sempre guardato.
Ne «Il
balcone» riprende un analogo soggetto dipinto da Goya. E sempre da Goya («La
fucilazione dell’8 maggio 1808») deriva il suo «Esecuzione dell’imperatore
Massimiliano». Da Velazquez («Las meninas») riprende le visioni riflesse che si
ritrovano nel suo celeberrimo «Bar aux Folies Bergère».
Tutti questi quadri
sono la dimostrazione inequivocabile di come la pittura di Manet sia
decisamente moderna, sul piano della visione, rispetto a quella del passato.
Tuttavia, questo progresso non fu compreso proprio dal mondo accademico del tempo,
al quale in realtà Manet si rivolgeva. Fu invece compreso da quei giovani
pittori, gli impressionisti, anche loro denigrati e rifiutati dal mondo
ufficiale dell’arte.
Nei
confronti degli impressionisti Manet ebbe sempre un atteggiamento distaccato.
Partecipava alle loro discussioni, che si svolgevano soprattutto al Cafè
Guerbois, e, in seguito, al Cafè della Nouvelle Athènes, ma non espose mai ad
una mostra di pittura impressionista. Egli, tuttavia, non rimase impermeabile
allo stile che egli stesso aveva contribuito a far nascere.
Dal 1873 in poi,
sono evidenti nei suoi quadri le influenze della pittura impressionista. Il
tocco diviene più simile a quello di Monet, così come la scelta di soggetti
urbani («Bar aux Folies Bergère») rientra appieno nella poetica
dell’impressionismo. Egli, tuttavia, conserva sempre una maggior attenzione
alla figura e continuerà sempre ad utilizzare il nero come colore, cosa che gli
impressionisti non fecero mai.
Tra tutti i pittori dell’Ottocento francese, Manet è quello che più ha
creato una cesura con l’arte precedente. Dopo di lui la pittura non è stata più
la stessa. E la sua importanza va ben al di là del suo contributo alla nascita
dell’impressionismo.
(Francesco Morante)
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